I morsi tra bambini sono una delle situazioni che più preoccupano educatori e genitori al nido. Può capitare che un bambino morda un compagno durante il gioco, o che sia lui stesso a ricevere un morso. Ma perché succede? E come intervenire in modo corretto?

In questo articolo analizziamo le cause più comuni, le strategie efficaci e gli errori da evitare.


Perché i bambini mordono al nido?

1. Esplorazione orale e dentizione

Nel primo anno di vita, la bocca è il principale strumento di esplorazione: il bambino mette in bocca ogni oggetto per conoscerlo. Il morso, quindi, può essere un gesto legato alla curiosità. Inoltre, la dentizione può provocare fastidio o dolore alle gengive, e mordere allevia temporaneamente il disagio.

2. Espressione di emozioni intense

Nella fascia 0-3 anni il linguaggio non è ancora sviluppato. Se un bambino è frustrato, arrabbiato o eccitato, può usare il corpo per comunicare il proprio stato d’animo: il morso diventa un “canale rapido” per esprimere emozioni che non sa ancora nominare.

3. Ricerca di attenzione

I bambini imparano presto che mordendo ottengono una reazione immediata da parte degli adulti. In alcuni casi il morso diventa un modo per attirare l’attenzione o affermare se stessi in un gruppo.

4. Sovrastimolazione e contesto sociale

Il nido è un ambiente ricco di stimoli e interazioni. In momenti di confusione, quando lo spazio o i giochi sono condivisi, il bambino può reagire mordendo per difendere il proprio spazio o per scaricare lo stress.


Cosa evitare: le reazioni controproducenti

  • Punizioni fisiche o urlate: restituire il morso o sgridare in modo aggressivo non serve a nulla, anzi aumenta l’insicurezza e la confusione.
  • Minimizzare o ignorare: il morso non va mai banalizzato (“capita, sono bambini”) perché è un segnale comunicativo importante.
  • Umiliare il bambino: frasi come “sei cattivo” colpiscono l’autostima e non aiutano a comprendere l’errore.

Come affrontare un morso al nido

1. Intervento immediato e calmo

Blocca il morso con fermezza ma senza rabbia: una frase chiara come “Non si morde, fa male” accompagnata da un contatto visivo calmo è sufficiente.

2. Dare attenzione alla “vittima”

Assicurati che il bambino morsicato riceva cura e conforto: questo insegna alla persona che ha morso empatia verso l’altro, non colpa.

3. Offrire alternative

Se il morso è legato a dentizione, proponi massaggiagengive o giochi sicuri. Se è per frustrazione, insegna parole semplici come “no”, “aiuto”, “è mio”.

4. Prevenire le situazioni a rischio

Osserva i momenti critici (stanchezza, pasto, giochi contesi) e intervieni prima che il morso avvenga, cambiando attività o offrendo più attenzione.

5. Coerenza tra educatori e famiglia

Educatori e genitori devono mantenere un approccio uniforme: parole, regole e reazioni coerenti aiutano il bambino a capire i confini sociali e a interiorizzare comportamenti adeguati.

6. Promuovere il linguaggio emotivo

Aiuta il bambino a riconoscere e nominare le emozioni, ad esempio dicendo: “Sei arrabbiato perché ti hanno tolto il gioco? Possiamo chiedere: posso giocare anch’io?”.

Libri illustrati e giochi di ruolo sono ottimi per questo obiettivo.


Quando preoccuparsi?

I morsi, nella maggior parte dei casi, sono una fase transitoria che tende a diminuire con lo sviluppo del linguaggio e dell’autocontrollo (intorno ai 2-3 anni).

Tuttavia, è bene rivolgersi a un pediatra o a uno psicologo dell’età evolutiva se:

  • il comportamento persiste oltre i 3-4 anni,
  • i morsi sono molto frequenti o provocano ferite serie,
  • sono presenti altri segnali di disagio (regressioni, isolamento, disturbi del sonno).

I morsi nel nido tra 0 e 3 anni non sono segno di cattiveria, ma spesso un modo ancora primitivo di comunicare: un’espressione di dolore, curiosità, frustrazione. Comprenderne le cause, rispondere con empatia, educare al linguaggio e all’autoregolazione emozionale, mantenere coerenza tra educatori e famiglia sono passi fondamentali per aiutare i bambini a superare questa fase con serenità.

Fonti:

Uppa

Percorsi Formativi 06

marcoilpediatra.it

Psicologia Agorà

You Might Also Like

Lascia un commento