Quando si parla di post parto, si tende spesso a concentrare l’attenzione – giustamente – sulla mamma, sull’allattamento, sulle emozioni forti e le sfide fisiche e psicologiche che le donne affrontano. Ma accanto a loro, ci sono anche i papà. E il loro ruolo, seppur diverso, può essere altrettanto centrale e trasformativo.
Oggi abbiamo voluto dare voce a Gabriele, papà di due bambini (Leonardo e il piccolo Vittorio, nato da due mesi) e membro attivo del team di Mondo Infanzia. Con questa intervista, Gabriele ci porta dentro la sua esperienza, fatta di paure, consapevolezze, notti in bianco e tanto amore pratico. Un racconto autentico, per tutti i papà che si stanno preparando a vivere il post parto… o che ci sono già dentro fino al collo.
1. Com’è stato vivere il post parto per la seconda volta? Hai notato differenze rispetto alla prima esperienza?
“Il secondo post parto è stato diverso, più intenso a livello emotivo. Paradossalmente, ho vissuto il parto in sé in modo più traumatico rispetto al primo: sapere cosa mi aspettava mi ha fatto sentire più angosciato e preoccupato.
Ma proprio grazie alla prima esperienza, nel post parto ero più preparato. Più consapevole, più reattivo, meno spaventato dagli imprevisti. Mi sono sentito una guida per la mia famiglia. La quotidianità è diventata più fluida: sapevo cosa fare e quando farlo.”
2. La vostra scelta di allattare con il tiralatte ha influenzato in qualche modo il tuo ruolo come papà?
“Assolutamente sì. L’uso del tiralatte mi ha permesso di essere coinvolto in prima persona anche nell’alimentazione. Mi alzo spesso la notte per dare il biberon e questo mi ha aiutato a costruire un legame diretto e immediato con il mio bambino.
Vederlo crescere sapendo di aver contribuito anche in quella fase delicata è qualcosa di profondamente gratificante. Inoltre, mia moglie si sente più serena, e questo per me è fondamentale.”
3. Quali sono state le tue principali sfide come papà nei primi giorni dopo il parto?
“Con Leonardo, il mio primo figlio, tutto era nuovo: il cambio del pannolino, i primi bagnetti, anche solo vestirlo mi faceva paura. Mi sembrava fragile, temevo di ‘romperlo’.
Con il secondo, queste insicurezze sono cadute. Ma è subentrata un’altra sfida: essere presente per entrambi i figli, senza perdere di vista il lavoro, la coppia, la vita sociale.
In questi momenti devi tenere in equilibrio tutto, ed è difficile. A me ha aiutato affidarmi all’istinto paterno, che secondo me è diverso da quello materno: più pratico, più istintivo, meno emotivo. Il mio consiglio ai papà? Non lasciatevi sopraffare: seguite il vostro istinto, anche se è diverso da quello della mamma.”
4. Come hai cercato di sostenere tua moglie, soprattutto nei momenti più faticosi del post parto e dell’allattamento?
“Ho fatto di tutto per alleggerirle il carico: casa, spesa, alimentazione, gestione dei figli. È faticoso, certo. Spesso mi sono sentito al limite, perché non si può essere performanti in tutto.
Ma è anche una grande soddisfazione. L’equilibrio arriva quando si lavora insieme, in modo sinergico. L’idea che uno dei due ‘aiuti’ l’altro non mi piace: siamo una squadra. E quando una squadra funziona, si sente.”
5. C’è qualcosa che, da papà, oggi senti il bisogno di dire ad altri uomini che stanno per diventare padri?
“Non cercate di programmare tutto. La vita con un neonato è imprevedibile, e va vissuta così com’è. Imparate ad ascoltarvi, ad agire, a cambiare priorità.
Io penso che diventare genitori da giovani abbia dei vantaggi: c’è una sana incoscienza che ti fa vivere tutto con più libertà e meno ansie.
I bambini non hanno bisogno di comfort, ma di contatto. E il contatto diretto – fatto di piccole cose, di quotidianità – costruisce un legame fortissimo. Essere un papà attivo, presente, fisico… è un orgoglio che ti porti dentro per sempre.”
L’esperienza di Gabriele ci ricorda che anche i papà vivono il post parto con un carico emotivo importante. Che possono – e devono – esserci, in modo concreto, autentico, personale.
Non esiste un unico modo giusto per essere padre: esiste il tuo. E ogni gesto, ogni biberon dato nel cuore della notte, ogni sorriso strappato tra la stanchezza… conta.
Grazie Gabriele, per aver condiviso la tua storia.
Ai papà là fuori: non aspettate il “momento giusto” per esserci. Il momento giusto è adesso.












