La crosta lattea è una condizione cutanea abbastanza comune nei neonati, che può generare preoccupazione nei genitori per l’aspetto estetico, ma nella maggior parte dei casi è benigna e tende a risolversi spontaneamente.

In questo articolo vedremo insieme che cos’è, perché compare, quanto dura, come trattarla in modo sicuro e in quali casi è opportuno consultare uno specialista.


Che cos’è la crosta lattea?

La crosta lattea, conosciuta anche come dermatite seborroica infantile, è una manifestazione infiammatoria della pelle del neonato, determinata da una stimolazione delle ghiandole sebacee: queste producono sebo, una sostanza ricca di grassi che contribuisce alla protezione della cute.

Le sedi più frequenti sono il cuoio capelluto (dove appaiono squame untuose bianco-giallastre), le sopracciglia, la zona dietro le orecchie, le pieghe cutanee (collo, ascelle) e talvolta la zona del pannolino.

Le squame si formano perché il sebo in eccesso si accumula insieme ad cellule epiteliali morte ed è favorita da un eccesso di ghiandole sebacee stimolate dagli ormoni materni residui nel neonato.

È importante sottolineare che la crosta lattea non è solitamente pruriginosa né dolorosa per il bambino, ma può dare fastidio ai genitori per l’aspetto.


Quando compare e quanto dura

La crosta lattea compare tipicamente tra la seconda e la sesta settimana di vita del lattante, con un picco intorno ai tre mesi.

Riguarda circa il 10% dei lattanti (ma la percentuale può variare) e può talvolta protrarsi oltre i 3-6 mesi.

Per la maggior parte dei bambini la regressione avviene spontaneamente entro l’anno di vita; nella fascia 1-2 anni circa il 7% può ancora manifestarla.

Quindi, anche se può sembrare “fastidiosa” dal punto di vista estetico, la condizione ha un decorso generalmente favorevole senza richiedere trattamenti invasivi.


Cause e fattori implicati

Le principali cause implicate nella crosta lattea sono:

  • Stimolazione ormonale materna residua nel neonato → attivazione delle ghiandole sebacee.
  • Aumentata proliferazione del fungo Malassezia, che degrada i trigliceridi del sebo formando acidi grassi irritanti, favorendo l’infiammazione.
  • Potenziale alterazione della flora cutanea che favorisce la Malassezia stessa.
  • Non è solitamente correlata ad allergie alimentari o a cattiva igiene, ma può essere favorita da cute molto seborroica o predisposizioni individuali.

Trattamenti e rimedi

Approccio “dolce” e quando intervenire

Dato il decorso benigno della maggior parte dei casi, l’approccio consigliato è delicato: non rimuovere le croste con violenza né utilizzare shampoo antiforfora o trattamenti farmacologici senza indicazione pediatrica.

È utile intervenire solo se la situazione è evidente e i genitori desiderano migliorare l’aspetto estetico o evitare che si estenda: l’obiettivo è ammorbidire le squame e favorire il normale lavaggio del cuoio capelluto.

I rimedi pratici consigliati

  • Usare detergenti molto delicati, privi di tensioattivi aggressivi (es. sodium lauryl sulfate) e preferire formule oleose non schiumogene per ammorbidire e non irritare
  • Evitare l’olio d’oliva puro: sebbene naturale, può nutrire la Malassezia e favorire l’accumulo.
  • Utilizzo di un olio-shampoo bifasico: fase lipidica (olio) applicata sulla zona interessata, massaggiata con delicatezza, poi fase schiumogena per la pulizia.
  • Dopo il lavaggio, asciugatura delicata senza strofinare o rimuovere forzatamente le croste: questo evita stimoli alla ghiandola sebacea che potrebbero peggiorare la produzione di sebo.
  • Evitare prodotti antiforfora, corticosteroidi o antimicotici senza prescrizione nei neonati, salvo indicazione specialistica: le evidenze nei lattanti sono scarse e la condizione tende a risolversi spontaneamente.

Prodotti specifici

Alcuni brand propongono linee dedicate alla crosta lattea che combinano shampoo delicati, trattamenti emollienti e routine “cuoio capelluto” per neonati. Ad esempio, la linea del brand Mustela evidenzia prodotti “Trattamento Crosta Lattea” e “Shampoo Mousse Crosta Lattea”, appositamente formulati per neonati/lattanti con cute seborroica.

Tuttavia, è fondamentale scegliere formule pediatriche e consultare il pediatra se ci sono dubbi.


Quando preoccuparsi e consultare il pediatra

Sebbene la crosta lattea sia nella maggior parte dei casi una condizione benigna, è opportuno consultare il pediatra o un dermatologo pediatrico nei seguenti casi:

  • Le lesioni persistono oltre i 6-12 mesi.
  • Peggiorano o diventano molto estese.
  • Sono accompagnate da arrossamento intenso, secrezioni, infezione o coinvolgimento di zone estese oltre il cuoio capelluto (volto, tronco, pieghe).
  • Non rispondono alle cure igieniche/emollienti standard.
    In questi casi potrebbe trattarsi di un’altra condizione (es. Dermatite atopica, Psoriasi o altro) che necessita valutazione.

Indicazioni per i genitori: pratiche utili

  • Lavare regolarmente il cuoio capelluto del bambino con detergente molto delicato (adatto a neonati) e massaggiare delicatamente per favorire il distacco delle squame.
  • Dopo il lavaggio, pettinare con una spazzola a setole molto morbide o un pettinino fine per aiutare la rimozione dolce.
  • Evitare shampoo antiforfora per adulti, oli pesanti o auto-terapie non controllate.
  • Mantenere una buona igiene della cute e delle pieghe cutanee del neonato, e asciugare bene dopo il lavaggio per evitare accumuli di sebo/residui.

Ricorda: nella maggior parte dei casi la condizione migliora da sola con il tempo e non causa dolore o danno per il bambino.


La crosta lattea è una manifestazione cutanea che, pur generando spesso preoccupazione nei genitori, ha nella maggior parte dei casi un decorso benigno e si risolve spontaneamente entro il primo anno di vita.

Con l’approccio giusto — detersione delicata, prodotti adatti e attenzione ai segnali che richiedono consulto medico — è possibile gestirla con tranquillità. Naturalmente, l’osservazione del pediatra e la valutazione del dermatologo pediatrico sono raccomandabili in caso di dubbi o evoluzioni atipiche.

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