Piangono, si arrabbiano, ridono all’improvviso, restano in silenzio. I bambini, soprattutto nei primi anni di vita, vivono le emozioni in modo intenso e istintivo. Ma già dalla nascita iniziano a formare le basi di una competenza fondamentale per la loro crescita: l’intelligenza emotiva.

Parlare di emozioni nei bambini molto piccoli non è solo una moda educativa: è un passo cruciale per aiutarli a conoscere sé stessi, gestire le frustrazioni, sviluppare empatia e costruire relazioni sane. In questo articolo scopriremo che cos’è l’intelligenza emotiva, perché è importante già nei primi 6 anni e come possiamo sostenerla ogni giorno, a casa e nei contesti educativi.

Cos’è l’intelligenza emotiva?

Il concetto di “intelligenza emotiva” è stato introdotto dallo psicologo Daniel Goleman negli anni ’90 e comprende la capacità di:

  • Riconoscere e comprendere le proprie emozioni
  • Regolare i propri stati emotivi
  • Comprendere le emozioni altrui
  • Gestire relazioni in modo empatico e costruttivo

Queste abilità non sono innate, ma si sviluppano nel tempo a partire dalle esperienze relazionali vissute nei primi anni di vita. Nei bambini tra 0 e 6 anni, l’intelligenza emotiva si costruisce attraverso il legame con i caregiver, l’osservazione degli altri e il gioco.


Perché è fondamentale tra 0 e 6 anni?

I primi 6 anni rappresentano una fase di sviluppo cerebrale intensissimo: secondo l’UNICEF, entro i 5 anni il cervello di un bambino può formare fino a un milione di nuove connessioni sinaptiche al secondo [1]. Durante questa fase, la relazione affettiva con adulti attenti e presenti è il terreno fertile su cui cresce la capacità di riconoscere e regolare le emozioni.

Studi recenti dimostrano che:

  • I bambini con maggiore intelligenza emotiva mostrano migliori capacità sociali, anche in contesti scolastici [2].
  • L’educazione emotiva precoce aiuta a prevenire comportamenti aggressivi e difficoltà relazionali [3].
  • Un buon sviluppo emotivo favorisce anche la concentrazione e l’apprendimento cognitivo [4].

Come si manifesta l’intelligenza emotiva nei bambini?

L’intelligenza emotiva si evolve gradualmente:

  • 0-12 mesi: il neonato percepisce le emozioni attraverso il tono di voce, il contatto fisico e le espressioni facciali. La regolazione emotiva avviene grazie alla presenza rassicurante dell’adulto.
  • 12-36 mesi: compaiono le prime parole legate alle emozioni (“paura”, “felice”, “bravo”) e iniziano i primi conflitti emotivi (capricci, rabbia).
  • 3-6 anni: il bambino inizia a parlare delle emozioni, sia sue che degli altri. Nasce la consapevolezza che si può essere tristi o arrabbiati senza “esserlo per sempre”. In questa fase, l’adulto ha un ruolo chiave nell’aiutare a dare un nome alle emozioni e proporre strategie per affrontarle.

Come sviluppare l’intelligenza emotiva nei bambini?

1. Dare un nome alle emozioni

Aiutare il bambino a identificare ciò che sente (“Sei arrabbiato perché il gioco si è rotto?”) è il primo passo per renderlo consapevole di sé. Non è necessario evitare le emozioni difficili: anche la tristezza ha un valore educativo.

2. Validare le emozioni senza giudizio

Dire “non piangere!” o “non essere arrabbiato!” non aiuta: tutte le emozioni sono lecite, anche se alcuni comportamenti vanno guidati. È più utile dire: “Capisco che sei arrabbiato, ma non si può lanciare il gioco”.

3. Essere un modello emotivo

I bambini imparano osservando. Un adulto che gestisce bene la frustrazione, chiede scusa, si mostra empatico, insegna più di mille parole.

4. Usare libri e giochi sulle emozioni

Le storie con protagonisti che provano emozioni aiutano il bambino a immedesimarsi e comprendere il mondo emotivo degli altri. Anche giochi simbolici come la cucina, le bambole o il gioco del dottore stimolano l’empatia.

5. Favorire l’autonomia

Lasciare che il bambino faccia piccole scelte (quale maglietta indossare, quale gioco iniziare) rafforza la sua sicurezza interiore e lo aiuta a gestire la frustrazione in caso di errori o imprevisti.


Il ruolo dei genitori e degli educatori

L’intelligenza emotiva non si insegna con una lezione, ma si costruisce nella quotidianità: durante una coccola serale, davanti a una crisi di rabbia, giocando insieme. Genitori, nonni, educatori e insegnanti sono alleati indispensabili in questo percorso.

Investire in relazioni affettuose e coerenti, proporre un linguaggio emotivo e accettare che i bambini “non sappiano ancora gestire tutto” significa gettare le basi per una vita adulta più serena, empatica e relazionale.


L’intelligenza emotiva non è una competenza secondaria: è ciò che consente ai bambini di stare bene con sé stessi e con gli altri, oggi e domani. Coltivarla già nei primi anni significa aiutarli a diventare adulti capaci di sentire, capire e agire nel rispetto delle proprie emozioni e di quelle altrui.

Anche quando un bambino piange o fa un capriccio, sta comunicando. Spetta a noi adulti insegnargli ad ascoltare quella voce interiore e trasformarla in consapevolezza.

Fonti

  1. UNICEF – Early Moments Matter
  2. Denham, S. A. (2006). “Social-emotional competence as support for school readiness: What is it and how do we assess it?” (Early Education and Development)
  3. Graziano, P. A., Reavis, R. D., Keane, S. P., & Calkins, S. D. (2007). “Emotion regulation and children’s early academic success” (Journal of School Psychology)
  4. Thompson, R. A. (2008). “Early attachment and later development” (Handbook of attachment)
  5. Goleman, D. (1995). Emotional Intelligence. Bantam Books.

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